In questo articolo esporremo l’importanza della parità di genere, le strategie per eliminare la disuguaglianza e i vantaggi che ne derivano. Continua a leggere per scoprire come possiamo costruire un ambiente lavorativo più inclusivo e giusto per tutti.
Quando si parla di parità di genere si intende garantire diritti, responsabilità e opportunità in egual misura a uomini e donne. Questo obiettivo, sebbene in costante miglioramento, è ancora lontano dall’essere completamente realizzato. In particolare, in Italia, l’occupazione delle donne nella sfera professionale rimangono troppo basse e sproporzionate rispetto alla quota maschile, creando il cosiddetto “gender gap” nel mondo del lavoro.
Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne sono traguardi fondamentali per una società equa e progressista, ma anche un fattore che incide positivamente sulla performance economica. Studi recenti indicano che raggiungere la parità di genere potrebbe aggiungere miliardi di dollari al PIL di paesi come il Regno Unito, gli Stati Uniti e la Cina. Pertanto, ridurre il gender gap è cruciale per una società più equa e prospera.
La parità di genere nel diritto è tutelata da diverse normative a livello internazionale, nazionale e aziendale, che adesso andremo ad elencare.
E’ anche previsto che la lavoratrice o il lavoratore che agisce in giudizio per la dichiarazione dell’esistenza di discriminazioni, molestie o molestie sessuali in violazione dei divieti posti dal Codice non può essere sanzionato, demansionato, licenziato, trasferito o sottoposto ad altra misura organizzativa avente effetti negativi, diretti o indiretti, sulle condizioni di lavoro, determinati dall’azione stessa. Il licenziamento ritorsivo o discriminatorio del soggetto ricorrente è nullo, così come nulli sono il mutamento di mansioni e qualsiasi altra misura ritorsiva o discriminatoria adottata nei confronti del ricorrente (comma 3 bis).
La Legge 5 novembre 2021, n. 162 ha modificato il Codice ampliando la nozione di discriminazione diretta e indiretta (art. 25).
Discriminazione diretta: La discriminazione diretta si verifica quando qualsiasi disposizione, criterio, prassi, atto, patto o comportamento produce un effetto pregiudizievole nei confronti delle candidate e dei candidati durante la selezione del personale. Questo trattamento meno favorevole è basato sul sesso e può riguardare sia le lavoratrici che i lavoratori. In altre parole, se un’azione o una decisione danneggia una persona a causa del suo genere, si configura come discriminazione diretta.
Discriminazione indiretta: La discriminazione indiretta, invece, si verifica quando disposizioni, criteri, prassi, atti, patti o comportamenti, apparentemente neutri o organizzativi, mettono o possono mettere i candidati o i lavoratori di un determinato sesso in una posizione di svantaggio rispetto ai lavoratori dell’altro sesso. Tuttavia, questa forma di discriminazione è legittima se riguarda requisiti essenziali per lo svolgimento dell’attività lavorativa e se gli obiettivi sono legittimi, con mezzi appropriati e necessari.
Inoltre, qualsiasi trattamento o modifica delle condizioni e dei tempi di lavoro che ponga il lavoratore in una delle seguenti condizioni costituisce discriminazione:
– Posizione di svantaggio rispetto alla generalità degli altri lavoratori.
– Limitazione delle opportunità di partecipazione alla vita aziendale o alle scelte aziendali.
– Limitazione dell’accesso ai meccanismi di avanzamento e progressione nella carriera.
La parità di genere è considerata un diritto fondamentale e una leva per lo sviluppo del business sostenibile. In Italia, è stato adottato il “Sistema di certificazione della parità di genere” mirato ad accompagnare e incentivare le imprese ad adottare policy per misurare e promuovere la parità di genere in azienda. Le aziende pubbliche e private che occupano più di 50 dipendenti sono tenute a redigere, con cadenza biennale, un rapporto sulla situazione del personale maschile e femminile. Questo obbligo è previsto dall’art. 46 del D.Lgs. 11 aprile 2006, n. 198 (come modificato dalla L. n. 162/2021) il già citato Codice delle Pari opportunità.
Concludendo, è importante notare che le normative che tutelano la parità di genere nel diritto del lavoro includono strategie e normative a livello internazionale, nazionale e aziendale, per la promozione dell’uguaglianza di genere, per combattere le discriminazioni e promuovere l’accesso equo al lavoro e ai benefici economici per uomini e donne.
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