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Le pensioni possono diventare un labirinto quando si hanno contributi sparsi in diverse gestioni previdenziali. Tuttavia, c’è una soluzione che potrebbe evitare la perdita di quei preziosi contributi: la totalizzazione.
Al posto della ricongiunzione, è stata introdotta all’inizio del secolo la totalizzazione nazionale.
Questa opzione non pesa sul lavoratore, ma ha alcuni svantaggi nel calcolo pensionistico.
Coloro che sono iscritti a più forme di assicurazione obbligatoria hanno la possibilità di unire i periodi assicurativi diversi per ottenere un’unica pensione.
Le forme assicurative coinvolte includono la gestione separata INPS, il Fondo di previdenza del clero e altri enti.
Con la totalizzazione, le contribuzioni non si trasferiscono, ma vengono considerate come un unico “accumulo” ai fini del calcolo.
Le prestazioni differiscono leggermente da quelle previste normalmente: ad esempio, per la pensione di vecchiaia sono richiesti 66 anni di età, 20 anni di assicurazione complessiva e 18 mesi di attesa per la finestra mobile.
Anche le pensioni di inabilità e indirette ai superstiti sono possibili tramite totalizzazione, seguendo i requisiti della gestione in cui il lavoratore è iscritto al momento dello stato invalidante o del decesso.
La totalizzazione entra in gioco al momento della domanda di pensione, con un calcolo contributivo indipendente dalla collocazione temporale dei contributi. Se il lavoratore ha i requisiti per un trattamento pensionistico autonomo in una delle gestioni, quel periodo è calcolato separatamente.
La pensione viene erogata dall’Inps come un unico trattamento a partire dal primo giorno del mese successivo alla presentazione della domanda.
La totalizzazione offre una via per evitare di disperdere i contributi previdenziali, permettendo ai lavoratori di sfruttare i loro periodi assicurativi in modo più efficiente per garantirsi un futuro pensionistico più sicuro e stabile.
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