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Nel mondo aziendale contemporaneo, i fringe benefit emergono come una strategia cruciale adottata dalle imprese per ottimizzare il carico contributivo e fiscale, rispetto alla tradizionale remunerazione monetaria dei dipendenti. Questi vantaggi, definiti come compensi non monetari, rappresentano un pilastro essenziale delle politiche retributive, offrendo beni e servizi che incentivano e fidelizzano la forza lavoro.
È fondamentale comprendere appieno la natura, le finalità e le implicazioni dei fringe benefit nell’ambito del rapporto datore di lavoro-lavoratore.
I fringe benefits, o vantaggi marginali, costituiscono compensi NON monetari forniti ai dipendenti al di là delle retribuzioni tradizionali. Il termine “fringe” indica una dimensione marginale o periferica, mentre “benefit” sottolinea il vantaggio o il profitto associato.
Questi vantaggi possono assumere varie forme, tra cui l’accesso a servizi, prodotti o opportunità, senza essere vincolati da normative specifiche.
A differenza del welfare aziendale, che spesso riguarda l’intera forza lavoro o specifiche categorie di dipendenti, i fringe benefit possono essere personalizzati e accordati anche individualmente, in base alle necessità e agli accordi tra datore di lavoro e lavoratore.
Sebbene inizialmente orientati a ridurre gli oneri fiscali e contributivi, essi rivestono anche un ruolo cruciale nell’incrementare la motivazione e la fedeltà dei dipendenti.
La questione della natura retributiva dei fringe benefit solleva importanti considerazioni legali ed economiche.
In quanto compensi per il lavoro svolto, essi sono considerati parte integrante della retribuzione complessiva, soggetti quindi alle norme e ai principi che regolano la retribuzione tradizionale.
Ciò implica che il loro valore deve essere quantificato in modo accurato e inclusi nei calcoli relativi ai trattamenti economici differiti, come il Trattamento di Fine Rapporto (TFR).
Tuttavia, NON tutti i fringe benefit sono soggetti a tassazione. In conformità al principio di omnicomprensività del reddito da lavoro dipendente, alcuni vantaggi possono essere esenti dal computo del reddito imponibile, purché il loro valore complessivo NON superi una soglia specifica.
Tale limite, fissato a 258,23 euro con la Legge di Bilancio 2024 è stato portato a 1.000€ o a 2.000€ in caso di figli a carico (per il solo 2024).
Questa disposizione riflette l’attenzione crescente verso la promozione del benessere dei dipendenti e delle loro famiglie attraverso politiche retributive più favorevoli.
Nel caso in cui la soglia di esenzione venga superata, l’intero valore del vantaggio diventa imponibile.
Le linee guida dell’amministrazione finanziaria chiariscono che, una volta superata questa soglia, non si applica una franchigia, bensì l’intero valore del fringe benefit diventa tassabile.
È quindi essenziale per i datori di lavoro e i lavoratori essere consapevoli di tali implicazioni per evitare conseguenze finanziarie indesiderate.
In conclusione, i fringe benefit rappresentano una componente fondamentale delle politiche retributive aziendali, offrendo vantaggi tangibili che vanno oltre la semplice retribuzione monetaria.
Tuttavia, è cruciale gestirli con attenzione per garantire la conformità normativa e massimizzare i benefici per entrambe le parti coinvolte.
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