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Il TFR (trattamento di fine rapporto) consiste in una prestazione economica riconosciuta dai datori di lavoro ai dipendenti come compenso aggiuntivo alla retribuzione ordinaria.
Ne hanno diritto tutti i lavoratori subordinati con contratto di lavoro a tempo indeterminato o determinato, compresi i lavoratori part-time.
L’importo del TFR è legato allo stipendio del lavoratore, si tratta di una retribuzione differita riconosciuta al dipendente per ogni mese di lavoro. Nel linguaggio comune viene anche chiamato liquidazione in quanto il datore di lavoro effettua la liquidazione del TFR in base a quanto ha maturato il dipendente fino a quel momento.
Viene pagato al momento della cessazione del rapporto di lavoro a prescindere dalla motivazione infatti viene corrisposto nei seguenti casi:
Il TFR viene maturato mensilmente quindi il lavoratore lo percepisce anche se ha lavorato meno di 12 mesi.
Il calcolo del TFR prevede il conteggio della retribuzione annua che va poi diviso per il coefficiente 13.5.
L’importo ottenuto viene poi rivalutato annualmente in base all’inflazione con una rivalutazione standard del 75% rispetto a quella rilevata dall’Istat (4.35% a dicembre 2022), in seguito va aggiunto un tasso fisso dell’1.5% ottenendo così l’ammontare del TFR.
Il TFR è simile ad uno stipendio per ogni anno lavorato, ma può comunque variare nel corso degli anni per l’inflazione e l’ammontare della retribuzione lorda annua.
Per i dipendenti pubblici il calcolo del TFR è leggermente diverso rispetto a quello dei dipendenti privati, in questo caso viene calcolato considerando una quota del 6.91% rispetto alla retribuzione annua tenendo comunque conto delle rivalutazioni, la somma viene ridotta in caso di anno frazionato, ma si valuta un mese intero quando sono stati lavorati almeno 15 giorni nel mese.
Come per i dipendenti privati l’importo varia di anno in anno, ma per i dipendenti pubblici al fine del calcolo TFR dal 2014 non è più possibile applicare una retribuzione lorda annua superiore a 240 mila euro.
Il pagamento del TFR è tassato, all’importo lordo vanno sottratte le imposte obbligatorie per legge al fine di ottenere il netto che verrà poi pagato al dipendente.
Il TFR prevede una tassazione del 17% applicata alla somma di rivalutazione in base a coefficiente Istat e tasso fisso. La restante parte è tassata in modo diverso in base a come è gestito il TFR ovvero:
I dipendenti possono richiedere il TFR anticipato una sola volta, se hanno maturato almeno 8 anni di anzianità lavorativa nella stessa azienda, ed è possibile chiedere fino al 70% del TFR maturato per le seguenti motivazioni:
È possibile chiedere il TFR anticipato anche senza una motivazione indicando come causale “motivi personali”, ma in questo caso l’importo è ridotto al 30%.
Il datore di lavoro può rifiutare la richiesta di TFR anticipato se il numero di dipendenti che lo richiedono sono più del 10% degli aventi diritto o il 4% dei dipendenti totali dell’azienda.
In presenza di patti individuali tra dipendente e datore di lavoro è possibile erogare il TFR anche per più di una volta e anche in assenza dei requisiti.
Per i dipendenti privati:
Per i dipendenti pubblici:
Il TFR può essere lasciato in azienda o versato in un fondo pensione.
Nel caso del fondo pensione non sarà possibile poi cambiare idea e passare al TFR in azienda.
Quando il TFR viene lasciato in azienda e l’azienda ha meno di 50 dipendenti il TFR è gestito dal datore di lavoro che ne ha la piena responsabilità, se ha più di 50 dipendenti il TFR viene trasferito al Fondo ti Tesoreria Inps che lo tassa automaticamente del 23%.
Infatti molti dipendenti decidono di affidarsi ai fondi pensione nei quali il TFR si può rivalutare in modo maggiore rispetto ai minimi di legge e inoltre è possibile beneficiare di una tassazione agevolata.
Fino al 2018 era possibile richiedere in versamento del TFR in busta paga, era una scelta del lavoratore e non era revocabile, ad oggi non è più possibile infatti questa possibilità è stata abolita.
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